Il Gabbiano di Sciaccaluga

Il rinomato regista del Teatro Stabile di Genova, Marco Sciaccaluga, dopo quasi due anni di attesa arriva a Torino con la sua prima versione dell’opera “Il Gabbiano”.

L’opera classica di fine ottocento scritta da Anton Čechov, è messa in scena al Teatro Stabile di Torino con lo splendido cast genovese, tra cui Elisabetta Pozzi, Francesco Sferrazza, Federico Vanni, Alice Arcuri, Roberto Serpi, Elisa Bossi, Eva Cambiale, Stefano Santospago, Roberto Serpi, Andrea Nicolini e infine Kabir Tavani.

“Il Gabbiano”, formato da 4 atti, parla di una vicenda che avviene in una città provinciale della Russia del diciannovesimo secolo in cui il soggetto principale è un gruppo di famigliari e amici che si riuniscono nella tenuta del signor Sorin (Federico Vanni) che vive lì insieme al suo nipote Treplev (Francesco Sferrazza). Durante l’estate, la madre di Treplev e sorella di Sorin, Arkadina (Elisabetta Pozzi), un tempo una rinomata attrice, viene a trovarli con il suo fidanzato Trigorin (Stefano Santospago), un noto scrittore russo dell’epoca di cui ella è tanto innamorata. Treplev appassionato di letteratura e drammaturgia, mette in scena una sua nuova produzione con la protagonista Zarečnaja (Alice Arcuri) con cui ha una relazione sentimentale.In parallelo si scopriranno varie relazioni amorose tra i personaggi ufficiali e non.

Sciaccaluga ha deciso di mantenere le scene così come erano pensate in origine, con luoghi e personaggi che trasmettono lo stesso messaggio dell’opera ottocentesca.

Gli attori insieme al regista hanno svolto un eccellente preparazione dei personaggi, che vengono rappresentati in maniera molto accurata. L’unico problema, che si noterà solo dai lettori che hanno avuto modo di studiarsi l’opera scritta, è il personaggio di Treplev, che non rende abbastanza l’idea di persona frustrata afflitta da problemi psichici a sfondo sentimentale e famigliare come lo è nel testo scritto.

La disposizione degli attori è molto accurata e rende passivamente l’idea delle varie relazioni nascoste tra i personaggi. Anche i costumi sono scelti molto attentamente, così da garantire l’attinenza all’opera originale.

 Gli ambienti sono solo due: la spiaggia presso il lago in cui si trova il palco su cui recita Zarečnaja; Il salotto della tenuta in cui i personaggi si riuniscono per i due atti finali. Entrambi sono altamente curati dal punto di vista degli oggetti di scena che rimangono costanti nel tempo, all’inizio dello spettacolo prevale la luce fredda che rende la freschezza dell’estate e la freddezza dei rapporti dei vari elementi. Lo scenario viene amplificato dal terzo atto in poi, quando gli spazi vengono modificati da decorazioni del salotto della tenuta e  vengono divisi grazie ad un muro formato da una rete di fari a luce calda che renderanno un ambiente sempre più cupo e opprimente, garantendo così un’intensa serie di emozioni. 

Tutto lo spettacolo è accompagnato dallo stesso andamento musicale, melodico e enigmatico che non escludo possa essere stato creato apposta per questa rappresentazione.

La recitazione ha coinvolto il pubblico dall’inizio alla fine sollecitando la massima concentrazione di tutti gli spettatori e suscitando emozioni forti tra dolore e felicità generate vista la bravura degli attori e il realismo dei personaggi. Avendo visto varie presentazioni di “Il Gabbiano” posso dire che questo è un dramma classico alla regola, con minimi dettagli e un accuratissimo studio della luce che rende quest’esibizione unica nella sua molteplicità di rappresentazioni.

Andrey Savkov, 5E SA

“Il Gabbiano”

In altro sopra la mia testa

si nota una macchia bianca

è un Gabbiano, uccello marino

che plana il cielo tagliando.

Ti dà la speranza di vita eterna

in alto sopra al ciel si sente lo sparo,

dei ghigni di gente con occhi coperti dal vel.

  La voglia di vivere, desideri espressi ormai  

portan solo dolor’

Un ultimo sparo

Un rosso sollievo

Per rendere libero il cuor’.

Poesia di Andrey Heisemberg